Sura al-Baqarah Versetto 124
وإِذِ ابْتَلَى إِبْرَاهِيمَ رَبُّهُ بِكَلِمَاتٍ فَاَتَمَّهُنَّ قَالَ إِنِّي جَاعِلُكَ لِلنَّاسِ إِمَاماً قَالَ وَمِنْ ذُرِّيَتِي قَالَ لاَ يَنالُ عَهدِي الظَّالِمِينَ
﴿124﴾
Commento
L’Imamato: il Sommo Onore del santo profeta Abramo (as)
A questo punto, il sacro Corano inizia a parlare di uno dei maggiori profeti divini: il nobile Abramo (as). Nei prossimi diciotto versetti il sacro Verbo d’Allah narrerà le vicende del profeta Abramo, e parlerà della costruzione della sacra Ka´bah, e della fondamentale importanza di questo sacro centro spirituale.
Questi versetti introducono la questione del cambiamento della qiblah, che sarà affrontata piú avanti, affinché i mussulmani sappiano che la Ka´bah è uno dei ricordi di Abramo (as)(il profeta che lottò contro gl’idoli e gl’idolatri, e li sconfisse tutti), e se oggi gli idolatri e i politeisti l’hanno trasformata in un tempio idolatra, ebbene, si tratta solo d’impurità superficiale, che non è assolutamente in grado d’intaccarne l’immenso valore e grado spirituale.
Giudei e cristiani pretendevano inoltre d’essere gli unici eredi d’Abramo e della sua religione, e questi versetti – in relazione ai molti versetti precedenti riguardanti i giudei – dimostrano quanto lontani erano, e sono, giudei e cristiani dal credo del nobile Abramo (as).
Un’altra cosa che è preliminarmente necessario sapere è che i politeisti arabi si sentivano inscindibilmente legati ad Abramo (as), ed era perciò necessario fare loro comprendere la verità: Abramo era nemico del politeismo e dell’idolatria.
Il primo versetto in esame dice: “E {ricorda} quando Abramo fu provato dal suo Signore con alcuni ordini ed egli li eseguì”
Questo versetto ricorda uno dei piú importanti momenti della vita del santo Abramo (as), la maggiore prova divina che questo nobile profeta sostenne nella sua benedetta vita, prova che palesò completamente il suo immenso grado spirituale e la sua straordinaria personalità.
Certo, egli uscì vittorioso da questa difficile prova, e come premio, il Signore Eccelso lo costituì imam, guida, delle genti: «{Allah} disse {allora}: “Io farò di te un imàm {guida} per le genti”»
• Ma ciò riguardava solo Abramo e i probi della sua progenie, non gli iniqui: «{E Abramo} disse: “E {fai} della mia progenie {degli imàm per gli uomini}”. {Allah} disse: “Il mio patto non riguarda gli iniqui!”»
In cosa consistevano le “Kalimaat” {parole, ordini} cone le quali Allah provò Abramo (as)?
L’attento esame di alcuni versetti coranici, e della splendida condotta di vita del santo Abramo, lodata peraltro dal Signore Eccelso, dimostra che la parola “kalimaat”, che compare nel versetto {tradotta da noi col termine “ordini”}, e il cui significato letterale è “parole”, denota la serie di pesanti doveri che Allah impose ad Abramo per provarlo, e che questo santo messaggero divino superò con pieno successo. Ricordiamo di seguito queste prove.
1. Egli portò l’amato figlio Ismaele (as) nel luogo da Allah indicatogli, e, ubbidendo all’ordine che aveva da Lui ricevuto, s’accinse seriamente a sacrificarlo.
2. Egli portò e lasciò moglie e figli nell’arido deserto da Allah indicatogli, nell’attuale Mecca, che allora non era altro che uno sperduto e secco luogo, dove non viveva, e non poteva vivere nemmeno una persona.
3. Si ribellò, per ordine di Allah, agl’idolatri di Babele, ruppe gl’idoli che adoravano, difese con eccezionale coraggio la propria fede in quello storico processo, e s’affidò completamente al suo Signore nel momento in cui fu gettato nel terribile rogo allestito dagli idolatri per ucciderlo.
4. Abbandonò la terra degli idolatri, rinunciò alla propria patria, per stabilirsi in un remoto luogo, nel quale svolse la missione affidatagli da Allah.
Chi è l’Imam?
Dal versetto in esame è forse possibile dedurre che l’imamato, il grado di imam donato da Allah ad Abramo (as), come premio per avere superato le suddette difficili prove, è superiore al grado di profeta e messaggero divino.
L’imamato assume i seguenti significati.
1. Direzione della vita terrena della gente, come dicono i sunniti.
2. Direzione della vita terrena e religiosa della gente, come dicono altri di loro.
3. Realizzazione dei precetti della religione, direzione del potere, esecuzione della legge divina nella società, attuazione della giustizia sociale, l’educazione e la formazione intellettuale, etica e spirituale, interiore ed esteriore, degli individui e delle masse.
Certo, il grado, i doveri, le responsabilità dell’imam sono superiori, sono piú pesanti del grado, dei doveri e delle responsabilità del profeta (as). In effetti, la missione del profeta (as) è solo quella di ricevere la rivelazione divina, comunicarla, dare alla gente la lieta novella del Paradiso, della ricompensa divina, e metterla in guardia dall’Inferno e dal castigo divino. L’imam, invece, oltre a questi doveri, deve anche eseguire la legge divina tra gli uomini, e occuparsi della loro formazione spirituale. È poi ovvio che molti profeti, oltre a essere messaggeri divini, erano anche imam.
In altre parole, il Signore Eccelso vuole dall’imam che realizzi gli obiettivi della religione, che porti la gente al conseguimento della beatitudine di questo mondo e dell’aldilà, mentre dal profeta (as) non imam vuole solo che indichi alla gente la retta via, dia speranza e ammonisca.
L’imam ha inoltre un influsso genetico universale sui cuori degl’uomini degni, simile all’influsso del sole, dei suoi raggi che donano vita alle piante e agli animali.
A tal proposito, il glorioso Corano afferma: “Egli è Colui che manda benedizioni su di voi, assieme ai Suoi angeli, per trarvi dalle tenebre alla luce. Egli è benevolo coi credenti”1
Questo versetto dimostra chiaramente che le speciali benedizioni e gli arcani aiuti del Signore Eccelso e dei Suoi angeli, possono salvare l’uomo dalle tenebre dell’ignoranza e del peccato, e introdurli nella luce della sapienza e della virtú. Ebbene, questo vale anche per l’imam, che, grazie alla straordinaria forza spirituale dal Signore donatagli, è in grado di trarre gli uomini dalle tenebre alla luce.
Non v’è dubbio che nel versetto in esame il termine “imam” assume il terzo dei sopraccitati significati. In effetti, da diversi versetti coranici è possibile dedurre che il concetto di guida è insito in quello di “imamato”. Nel ventiquattresimo versetto della trentaduesima sura del sacro Corano leggiamo: “E facemmo di loro degli imam che li guidassero secondo il Nostro comando, poiché perseverarono, e credevano con fermezza nei Nostri segni”. Si faccia attenzione che questa guida non significa semplicemente mostrare agli uomini la retta via da seguire, poiché Abramo, prima di diventare imam, era profeta, e aveva già questo dovere.
Insomma, il sacro Corano ci dimostra chiaramente che la guida dell’imam differisce da quella del profeta (as), poiché, a differenza di quella profetica, richiede un ulteriore sforzo, del quale abbiamo parlato sopra.
È possibile forse dedurre questa verità da questo significativo hadith del santo imam Sadiq (as): «In verità, Allah (sia benedetto ed esaltato) ha scelto Abramo come ´abd {servo}, prima di farlo nabiyy {profeta}. In verità, Allah ha scelto Abramo come nabiyy, prima di farlo rasul {messaggero}. In verità, Allah ha scelto Abramo come rasul, prima di farlo khalil {amico diletto}. In verità, Allah ha scelto Abramo come khalil, prima di farlo imam. E quando gli donò tutti questi gradi, disse: “Io farò di te un imàm {guida} per le genti…»2
Differenza esistente tra Nubuwwah, Risaalah e Imaamah
Da quanto è possibile dedurre dai versetti e dalle tradizioni islamiche, coloro ai quali era stata affidata una missione dal Signore Eccelso, possedevano i seguenti differenti gradi.
a) Il grado di nabiyy {profeta}, la nubuwwah. Il possessore di questo nobile grado aveva solo il dovere di ricevere la rivelazione, perciò, nabiyy è colui che riceve la rivelazione divina, e comunica ciò che gli è stato rivelato a quelli che desiderano conoscerlo.
b) Il grado di rasul {messaggero}, la risaalah. Il possessore di questo nobile grado aveva anche il dovere di comunicare alla gente quello che gli veniva rivelato dal Signore Eccelso, e di formare spiritualmente gli uomini attraverso l’insegnamento e l’esortazione. Insomma, rasul è colui che deve sforzarsi di comunicare e diffondere ciò che gli viene rivelato dal Signore Altissimo, di formare e rivoluzionare il pensiero e lo spirito umano.
c) Il grado di imam {messaggero}, la imaamah. Il possessore di questo eccelso grado ha il dovere di guidare e dirigere la vita terrena e religiosa degli esseri umani. In realtà, l’imam è colui che, formando un governo giusto, acquisendo i poteri necessari, si sforza di eseguire i comandamenti e le leggi del Signore Eccelso, e nel caso in cui non abbia i poteri necessari a governare la gente, a formare un governo, fa tutto ciò che è nelle sue possibilità per eseguire e far rispettare le leggi divine nella società.
In altre parole, l’imam ha il dovere di eseguire e mettere in pratica i precetti e le leggi di Dio, il rasul deve invece trasmettere, comunicare alla gente ciò che gli viene rivelato dal Signore Altissimo. Il rasul mostra la strada da seguire, e l’imam guida su di essa i servi di Dio.
È poi ovvio che molti profeti (as), come il santo Profeta dell’Islam (S), possedevano tutti e tre i suddetti gradi: ricevevano la rivelazione, la trasmettevano e si sforzavano di metterne in pratica, di eseguirne i precetti e le leggi, di formare le menti e gli spiriti, di instaurare un governo giusto capace di garantire la beatitudine terrena e ultraterrena degli uomini.
Chi sono gli Iniqui dei quali parla il Versetto?
L’iniquità {zulm} della quale parla il versetto in esame, quando dice: “…Il mio patto non riguarda gli iniqui!”, ha un significato diverso e piú generale di quello abitualmente inteso, in opposizione a quello del termine “equità”, quando assume il significato di “mettere ogni cosa al proprio posto”. Perciò, nel versetto la parola iniquo significa “persona che non è degno della carica d’imam”, a prescindere poi dal fatto che sia anche iniquo o meno.
Dal momento che l’imam ha enormi, pesantissime e delicatissime responsabilità, ogni cattivo precedente, il minimo peccato, il piú piccolo errore, rende l’individuo indegno di questa sacra carica. È per questo stesso motivo che nelle tradizioni islamiche leggiamo che gli imam dell’Ahl ul-Bayt (as), per dimostrare il loro diritto e dovere a succedere immediatamente al sommo Profeta (S), citavano il versetto in esame, intendendo che le persone che aspiravano, pretendevano al califfato, alla successione del sommo Messaggero (S), quelli che poi hanno preso il potere dopo la sua nobile dipartita, erano, prima dell’avvento dell’Islam, tutti idolatri.
L’unico a non aver mai adorato idoli, a non essere mai stato politeista, era in santo Alì (as), genero e cugino paterno del Profeta Muhammad (S). Esiste forse peccato, iniquità, empietà piú grave dell’adorare idoli, dell’associare ad Allah pari: “Figlio mio, non associare pari ad Allah, ché, in verità, lo shirk {associare pari ad Allah} è certamente una grande iniquità”3
Ad esempio, Hishaam Bin Saalim narra che l’imam Sadiq (as) disse: «Abramo, prima di diventare imam, era nabiyy {profeta}, finché Allah disse: “…‘Io farò di te un imàm {guida} per le genti’. {E Abramo} disse: ‘E {fai} della mia progenie {degli imàm per gli uomini}’. {Allah} disse: ‘Il mio patto non riguarda gli iniqui!’. Ebbene, chiunque abbia adorato idoli non è imam”»4
In un altro hadith, Abdullah Bin Mas´ud narra che il sommo Profeta (S) disse: «Allah disse ad Abramo: “Io non ti dono alcun patto per gli iniqui della tua progenie!”, ed egli disse: “O Signore, chi sono gli iniqui della mia progenie ai quali spetta il Tuo patto?”. Allah disse: “Chi si è prosternato dinanzi a un idolo, non lo farò mai imam, non è degno d’essere imam”»5
È Allah che designa l’Imam
Dal versetto in esame possiamo dedurre che è Allah che designa l’imam, ed è giusto e ovvio che sia così, poiché l’imamato è un patto divino: “Il mio patto non riguarda gli iniqui!”
Inoltre, dal momento che l’imam deve essere assolutamente puro, e non deve aver mai commesso nessun peccato, non deve aver mai adorato idoli, nemmeno per un istante, solo l’Onnisciente può conoscere e, di conseguenza, designare la persona degna di tale celeste carica.
L’autore dell’opera Al-minaar, afferma che Abu Hanifah era convinto che solo il santo Alì (as) e la sua nobile progenie fossero degni di succedere al sommo Profeta (S). Egli, per questo stesso motivo, considerò lecita la ribellione al regime del tiranno califfo abbasside Al-mansur (che Allah lo maledica), e rifiutò sempre la carica di giudice offertagli dai califfi abbassidi.
L’autore dell’opera Al-minaar aggiunge che i quattro Imam sunniti erano contrari ai governi dell’epoca in cui vivevano, e non li consideravano degni di comandare i mussulmani, poiché erano iniqui e tiranni.6
Due Domande
È possibile che qualcuno si chieda che se il dovere dell’imam è quello di eseguire i precetti divini e realizzare gli obiettivi della religione, ebbene, perché molti dei profeti (imam), tra cui lo stesso Profeta Muhammad (S), e degli imam, non sono riusciti a svolgere questo compito su larga scala, e hanno sempre avuto a che fare con gente empia e traviata?
Rispondiamo a questa domanda ricordando che quanto abbiamo detto finora non implica che l’imam debba costringere con la forza la gente a seguire la retta via, non vuol dire che egli debba realizzare gli obiettivi della religione per forza, a ogni costo, usando ogni strumento possibile, lecito o illecito che sia.
Un’altra domanda che potrebbe sorgere, è che il suddetto commento del versetto implica che prima di diventare imam, è necessario diventare nabiyy e rasul, ebbene, perché questo non è successo nel caso dei dodici Imam (as)?
Rispondiamo a questa seconda domanda dicendo che ciò non è assolutamente necessario. In effetti, se la rivelazione è già avvenuta e il messaggio è già stato comunicato, e rimane solo la fase finale di realizzazione degli obiettivi ed esecuzione dei comandamenti – come del resto è accaduto nel caso dell’Islam – v’è solo bisogno di un purissimo e infallibile imam che succeda al rasul e completi la missione. C’è forse bisogno che questo imam sia stato in precedenza anche nabiyy e rasul?
La Straordinaria personalità del profeta Abramo (as)
Il nome del santo profeta Abramo (as) compare ben sessantanove volte nel sacro Verbo d’Allah, e ben venticinque sure coraniche parlano di questo nobile nunzio divino.
I versetti del glorioso Corano riservano infinite lodi a questo grande profeta (as), e ne ricordano le eccezionali virtú.
Egli era un esempio, un modello da seguire sotto ogni aspetto, era un uomo perfetto. La sua conoscenza divina, la logica che opponeva agli idolatri, la sua tenacia nel combattere i tiranni, i suoi sacrifici sul sentiero d’Allah, la sua straordinaria perseveranza, la sua proverbiale pazienza di fronte alle difficoltà, costituiscono preziosi insegnamenti per tutti i credenti sul sentiero del Signore Altissimo.
In base a quanto afferma il sacro Corano, egli era buono7, probo8, devoto9, sempre sincero10, assai paziente11, fedele alle promesse, incredibilmente coraggioso e straordinariamente generoso.
• A Dio piacendo, nel commento alla sacra Sura di Abramo – soprattutto nella sua parte finale – tratteremo maggiormente questo argomento.
- 1. Santo Corano, 33: 43.
- 2. Al’usul Min Al-kaafi, vol. I, pag. 133, capitolo inerente ai gradi dei profeti, degli inviati, e degli imam.
- 3. Santo Corano, 31: 13.
- 4. Al’usul Min Al-kaafi, vol. I, capitolo inerente ai gradi dei profeti, degli inviati, e degli imam, hadith I.
- 5. ‘Al’amaali’ dello Shaykh Tusiyy, e ‘Al-manaaqib’ di Bin Al-mughaaziliyy, in base a quanto narra il Tafsir Al-mizaan nel commento al versetto in esame.
- 6. Al-minaar, vol. I, pagg. 257 e 258.
- 7. Santo Corano, 38: 47.
- 8. Santo Corano, 16: 122.
- 9. Santo Corano, 16: 120.
- 10. Santo Corano, 19: 41.
- 11. Santo Corano, 9: 114.